sabato 15 marzo 2025

IDI di Marzo

 

Vincenzo Camuccini - La morte di Cesare (1806) [wikipedia]

Oggi, il 15 marzo è ancora un giorno che suscita riflessioni sul potere, sulla politica e sul destino degli uomini che si trovano al vertice della società. In un'epoca moderna, dove le lotte per il potere e il tradimento politico sono ancora temi di grande attualità, le Idi di marzo ci ricordano che la storia tende a ripetersi e che, anche i più potenti, possono essere vulnerabili.

Le Idi di marzo, il 15 marzo del 44 a.C., sono una delle date più celebri della storia romana, poiché segnano l’assassinio di Giulio Cesare, uno degli eventi che hanno cambiato il corso della storia dell'Antica Roma. Ma cosa sono realmente le Idi di marzo e perché sono diventate così famose?

Il termine "idi" deriva dal latino "idus", che indicava il giorno di metà mese nel calendario romano. Le Idi erano giorni particolari, utilizzati come termine per calcolare altre date, e il 15 marzo corrispondeva alla metà del mese di marzo, un giorno che, nel contesto romano, aveva un’importanza simbolica e rituale.

Quello che rende le Idi di marzo così rilevanti non è tanto la data in sé, ma l'assassinio di Giulio Cesare, il quale, secondo la tradizione, venne ucciso dai suoi stessi senatori. Cesare, infatti, si era ormai accaparrato una grande quantità di potere, accumulando ruoli che lo ponevano sopra tutti gli altri, un passo che aveva suscitato preoccupazioni tra i suoi avversari politici. Questi ultimi temevano che Cesare stesse progettando di diventare re di Roma, minacciando così la Repubblica. Tra i complottisti che tramavano contro di lui, ci furono anche uomini di spicco, tra cui Bruto, che era addirittura considerato suo figlio adottivo.

Il colpo di scena avvenne al Senato, dove Cesare fu circondato e accoltellato da un gruppo di circa 60 senatori. La morte di Cesare non segnò solo la fine di una figura dominante, ma anche l'inizio di una serie di conflitti che portarono, alla fine, alla nascita dell'Impero Romano sotto il comando di Ottaviano, futuro imperatore Augusto.

Le Idi di marzo sono rimaste celebri soprattutto per le parole che, secondo la tradizione, Cesare pronunciò poco prima di morire. Quando vide tra i suoi assassini il suo protetto e figlio adottivo Bruto, Cesare, sbalordito, esclamò: "Et tu, Brute?" (Anche tu, Bruto?). Queste parole, sebbene in parte siano probabilmente frutto della drammatizzazione letteraria, hanno acquisito un potere simbolico molto forte: rappresentano il tradimento di una figura che, pur avendo dato tanto, viene alla fine tradita da coloro che più gli erano vicini.

Ma le Idi di marzo, oltre ad essere una data di rilevanza storica, sono diventate anche un simbolo di tradimento e ingratitudine. La frase “Et tu, Brute?” è stata ripresa e utilizzata nei secoli in una varietà di contesti, da opere letterarie a discorsi politici, per indicare il momento in cui un alleato o un amico tradisce qualcuno.


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