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Il mondo di oggi è come la luce di un display: ognuno intravede la società appena scostando le tende delle proprie finestre, restando nel proprio habitat. Sono illusioni quelle di un mondo globalizzato, se ciascuno rimane rinchiuso nel proprio universo e interagisce con gli altri attraverso sistemi che funzionano secondo la logica perfetta dei mezzi messi sul mercato, strumenti creati per trarre profitto da popolazioni che si ammassano come pecore senza un pastore.
Il noto algoritmo è diventato il manager di una porzione del libero arbitrio, dove si emerge o si affonda nella rilevanza, in un mondo che continua a girare quasi per inerzia divina.
Queste parole possono sembrare divagazioni, ma spesso sono come lampi disgregati che la coscienza fatica a metabolizzare. In ogni istante, chi riesce a discernere le evaporazioni di un mondo fritto dall’esasperazione di operare nella logica del dominio, si trova costretto a lottare — anche contro le correzioni artificiali.
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